La più controversa tra le tragedie greche, Medea, è anche la più moderna nella sua autentica disperazione e nella sua perenne vitalità; proprio per questo, tale dramma si offre a inedite letture e nuove forme di rappresentazione, facendosi carico di esprimere le patologie della civiltà contemporanea. Il volume propone una panoramica novecentesca del mito euripideo di Medea, soffermandosi su contingenze espressive diverse, passando dal teatro alla letteratura, al cinema. Le "Medee Nere" riscrivono il motivo classico in un contesto coloniale e oppressivo, mostrando Medea come vittima che si ribella e vince le costrizioni dell'apartheid e le contraddizioni etniche e razziali. In "Medea e l'elefantessa: Corrado Alvaro e la lunga notte del mito", l'eroina di Euripide dismette le sue vesti terribili per aprirsi a una disarmata e straziate umanità, in un'opera in cui grecità e modernità perfettamente convivono. Ne "La violenza del sacro e il disordine del dolore. Il mito di Medea secondo Pasolini" si analizza la trasposizione cinematografica della tragedia, realizzata dal poliedrico intellettuale, nella quale vengono messe in luce le ragioni oscure di un sapere lontano.