Costituiti da due tavolette di osso o avorio con iscrizioni e decorazioni, i dittici erano realizzati dalle maestranze romane quando si svolgevano le elezioni consolari, quasi sempre su commissione degli stessi consoli che erano soliti regalare tali opere agli amici per celebrare la loro nomina. Conservato nel Museo di Santa Giulia a Brescia, il Dittico di Boezio è un dittico consolare in avorio realizzato nel 487 d.C., in occasione dell'assunzione dell'incarico di console da parte di Nario Manlio Boezio, padre del filosofo Boezio. Si tratta di una raffigurazione di rappresentanza, dove il console appare distaccato dal mondo, come un sovrano o un santo, fisso e immobile nella sua gestualità sobria e contenuta. Nel corso dei secoli, questo prezioso manufatto ha subito una radicale trasformazione, passando dall'uso profano a quello ecclesiastico nella liturgia della chiesa occidentale; il riutilizzo del dittico in ambito cristiano, come memoriale dei benefattori della Chiesa defunti o viventi, è testimoniato dalle eleganti miniature di carattere cristiano e dalle sottostanti liste di nomi del VII secolo, aggiunte successivamente. Donato al Comune di Brescia e oggi conservato presso il Museo di Santa Giulia, il Dittico di Boezio è protagonista di questo volume che ne ricostruisce le vicende storiche attraverso i saggi e gli approfondimenti di importanti studiosi che ripercorrono la sua duplice storia di oggetto pagano reimpiegato in età altomedievale a scopo devozionale.