Una crisi lenta ma continua colpisce da alcuni anni, e in maniera sempre più preoccupante, il diritto pubblico. Anche recenti e contingenti interventi di carattere finanziario e di sostegno al sistema capitalistico non vanno intesi come un processo di rivalutazione del diritto pubblico, rappresentando piuttosto, un deja vu dello Stato moderno ad intervenire, nei momenti di crisi, a sostegno di determinate classi economico-sociali. Una crisi del diritto pubblico che ha colpito le istituzioni, non soltanto nelle loro funzioni redistributive o di regolazione, ma soprattutto nella capacità produttiva, nella capacità di soddisfare direttamente i diritti, contribuendo alla formazione ed all'evoluzione dello Stato sociale. È necessaria una inversione di rotta, un forte senso dello Stato che sappia trovare il proprio fondamento nei principi costituzionali, messi in grado di esprimere il loro carattere prescrittivo-normativo. È necessaria una "cultura delle riforme", che significa innanzitutto attuare e rendere effettivi tutti quei principi costituzionali, a tutt'oggi inapplicati, o resi inoffensivi attraverso regole eversive.