S'immagini un marinaio che, stanco di naufragi e peripezie varie, stabilisca finalmente la sua dimora su un solido promontorio, dal quale poter contemplare l'impeto dell'onda senza più doverne temere la minaccia. Il tempo, si sa, leviga le asprezze del cuore, le arrotonda in disincanto, e velluta di tenerezza i rimpianti. Dopo tutto, quel mare ormai lontano - con i suoi vortici, le sue bonacce, e le tempeste, e le sirene - è lo stesso in mezzo al quale è nato, di cui è fatta ogni sua fibra e nervatura, nel quale è diventato l'uomo che è, al quale è debitore dei suoi giorni più fatidici, e più ingenuamente eroici. A quelle ancestrali onde appartengono le più profonde spiegazioni di sé... Vivere, in fondo, non è che costruire ricordi, fabbricare e ammucchiare i mattoni di cui è fatta la casa dove ci fermeremo, prima o poi, ad abitare... noi stessi.