Farà molto caldo quest'estate – come la scorsa, feroce e inflessibile – ma ha fatto anche molto freddo lo scorso inverno. E ci sono state alluvioni e siccità, anzi di siccità sta morendo una gran parte del mondo (e dalle terre inaridite fuggono a milioni). Insomma, è proprio vero che "le stagioni non sono più quelle di una volta" e non lo sono in un senso che produce insicurezza, angoscia, morte e panico. Il clima è fuori dai gangheri affronta quest'intemperanza del clima, la riconduce all'azione umana e mostra come questa, oggi, sia nelle mani di classi dirigenti che, nei paesi chiave del pianeta, sono del tutto insensibili alla questione e, anzi, sono legate indissolubilmente a voraci lobbies affaristiche.
L'irrazionalità del sistema rende drammaticamente urgente ripristinare l'equilibrio attraverso azioni di tutela dei beni e delle risorse comuni (l'aria, l'acqua, il suolo), di promozione della biodiversità, cioè della varietà della vita (una varietà che va tutelata anche sul piano culturale, contro ogni "monocoltura della mente"), e infine di rovesciamento del trend climatico attuale. Breve testo di taglio saggistico-divulgativo, Il clima è fuori dai gangheri punta su una scrittura suggestiva, che prende le mosse da un noto luogo shakespeareano, l'Amleto di "The time is out of joint" (Il tempo è fuori dai gangheri), e dalla "dannata sorte" che, come sul giovane principe danese, pesa oggi su chiunque abbia coscienza di "essere nato to set it right – per rimetterlo a posto - il tempo", il clima.