"Un giorno di fine giugno, rientrando a casa trovai mia moglie con un muso lungo come quello di un cavallo. Nostra figlia si era chiusa in camera e non voleva parlare con nessuno, soprattutto con me. Le chiesi il perché. Lei mi urlò da dietro la porta che non era e non voleva essere la figlia di un terrorista [...]Abitiamo in un piccolo paese dove tutti sanno tutto degli altri, dovevo immaginare che prima o poi sarebbe successo. Era giunto il momento che avevo a lungo rinviato. Ora dovevo affrontarlo". Nel 1978 l'Autore ha diciannove anni, è "incosciente e arrabbiato" e sogna la Rivoluzione. Un sogno finito presto e pagato con il carcere, dopo una fuga dall'Italia verso l'ignoto, a contatto con vecchi partigiani, contrabbandieri, mercanti arabi, trafficanti di armi, faccendieri e spie e altri uomini in fuga. Un lungo viaggio - raccontato in queste pagine - che rafforza in lui la convinzione che il tempo delle illusioni è ormai finito, che resta solo la sconfitta, anche se la lotta può continuare in altre forme, che l'arte sia un'arma più potente e rivoluzionaria della pistola. Oggi, le sue opere artistiche sono il compendio di quella esperienza, il suo "grido che continua contro ogni ingiustizia".