L'applicazione della psicoanalisi al sintomo dell'iperattività nasce dal desiderio di confrontarsi con questa forma dilagante del disagio infantile contemporaneo che altera profondamente l'ingresso del bambino nel legame sociale. Contro il sintomo, che sovverte l'azione educativa della famiglia e della scuola, si tenta di opporre strategie di controllo del comportamento e del pensiero e una farmacoterapia prolungata nei casi più gravi. La prospettiva teorica e clinica degli autori di questo libro propone invece una lettura dell'iperattività, in cui l'impulso irrefrenabile al movimento del corpo, l'aggressività manifesta, la mancanza del senso del limite e del rispetto dell'autorità, le difficoltà di concentrazione, comprensione e uso del linguaggio scritto e parlato, sono fenomeni con cui si manifesta un eccesso pulsionale che, per ogni bambino, è relativo ha qualcosa che riguarda il suo legame con l'altro. Senza dimenticare che ogni essere umano nasce e cresce in una cultura i cui valori toccano direttamente l'insieme del campo sociale e le menti delle persone che vi fanno parte. Iperattività e cultura dell'eccesso sono, in effetti, i tratti essenziali del discorso sociale contemporaneo. Se la mente è un organo sociale, anche la sua cura può passare dal sociale.