L'avanzare di movimenti anti establishment nasce in reazione alla cultura che ha governato il mondo dopo il 1989 e vede l'uomo atomizzato, sradicato, sciolto da legami definitivi, libero di fare affari in uno spazio senza confini. La crisi economica ha svegliato l'occidente dal sogno di un progresso infinito e garantito da un sistema autocostituitosi tagliando i ponti con tradizione religiosa, etica e una visione complessiva del mondo. A partire dal risultato delle elezioni politiche italiane del 4 marzo 2018, il libro prova a leggere l'affermarsi dei cosiddetti populismi nelle democrazie occidentali non tanto come problema, ma quale reazione scomposta a un ordine globale che - dopo il crollo del comunismo - ha appiattito le persone alla sola dimensione dell'homo oeconomicus, dentro uno spazio pubblico svuotato di significato. Sforzarsi di comprendere le ragioni che oggi spingono molti verso l'opzione populista può costituire l'occasione per riscoprire quella popolare, basata sulla libertà e sulla capacità relazionale della persona come condizione della sua realizzazione. E su un'offerta politica in cui le istituzioni cedono quote di potere reale ai cittadini, singoli e associati.