Riccardo Riki è nato a Roma, dove vive e lavora. Laureato in Sociologia, ha pubblicato la sua prima raccolta di versi Dietro di me (Ed. Babuino, 1972). Ha letto suoi testi in trasmissioni televisive negli anni 1981-1982 e in cantine underground oggi sparite. Ha pubblicato la silloge lirica dal titolo Vivien (Ed. Oximoria 1988) e ha rappresentato Amore blu, un testo di poesia teatrale sperimentato con inserti jazz dal vivo, nell'anno 1989. È stato redattore del quadrimestrale di letteratura «Il Battello Ebbro», nel 1990 e capo redattore della rivista «Poiesis», nell'anno 1993. Inoltre, nel 1996, ha firmato il manifesto della Nuova Poesia Metafisica, apparso sul n. 7 di «Poiesis». Ha pubblicato nel 2017 Tè a New York e L'ultimo amore, due testi in cofanetto di poesie d'amore. A lui non interessa la banale concorrenza dei premi letterari e la distinzione, posizione od opposizione tra gruppi artistici; a lui interessa soltanto l'orgoglio di raggiungere l'obiettivo contenuto in un'idea produttiva. La sua scrittura è un procedere lento, elaborato, fatto sempre di aggiunte e varianti fino allo sfinimento: distruttore e ricostruttore dei suoi lavori poetici che lo portano all'annullamento e alla riedizione di versi profondi nel loro significato ma semplici nella loro esposizione sintattica. Nutre la più totale fiducia nelle possibilità comunicative del testo: per Riki la scrittura resta essenzialmente un fatto dialogico, e quindi ancorata alla sua origine teatrale. È un appassionato e convinto sostenitore della teoria imagista poundiana basata sulla rappresentazione diretta dell'immagine. Riki si è mosso in tutte le capitali europee per cercare resistenze o avanzamenti in idee e movimenti presenti e trascorsi nella storia di personaggi, strade e gente comune; ha viaggiato in Medio Oriente, Asia, America e Russia per gustare e scoprire realtà e sogni di quei fratelli al di là di ogni sponda. E in questo continuo muoversi la mente è sempre altrove, la persona poetica è la sua vera identità pur nella dispersione e dissoluzione tra popoli e costumi diversi. In Ictus 1 trova la profondità più sincera dei sentimenti che spingono lui stesso e il lettore in una posizione di nudità di fronte agli eventi: quel filo conduttore che tiene insieme, attraverso un nodo perfetto, i colori e le sfumature degli avvenimenti, gioia, dolore, sofferenza e amore... insomma, tutto ciò, prende il nome di vita. È rivolto a tutti, in particolare agli amanti della poesia contemporanea.