A metà degli anni Venti, Ortega y Gasset decretava «non è probabile che oggi si possa inventare un'avventura capace di interessare la nostra sensibilità superiore». Nel tempo da allora ad oggi, il posto dell'avventura nella letteratura, il suo lottare col vento piano e insinuante della sensibilità, è stato variamente controverso. E il fatto che a proposito di questi racconti Antonio Tabucchi parli di «ronzii che mi hanno accompagnato», «rumore di fondo», riguarda in qualche modo quel vento. Sono racconti interrotti, situazioni senza possibilità, avventure che ritornano su se stesse, quasi che, al loro prendere corpo, le vinca la persuasione a distrarsi, a perdersi dietro voci di sirene provenienti da altri particolari, da altre coincidenze ed equivoci. È esemplare tra tutti la Storia di una storia che non c'è, in cui una storia, un romanzo entra in una notte inquieta e in una strana casa sull'oceano: «in quella notte ricevetti molte storie. Portai con me il romanzo e lo affidai al vento. Non so se fu un tributo, un omaggio, un sacrificio o una penitenza».