Nel 1550 Eleonora di Toledo, consorte di Cosimo I de' Medici, acquistò dai Pitti l'omonimo palazzo posto sulla riva sinistra dell'Arno, con annessi Orti, destinato a diventare la nuova residenza della famiglia. Progettato da Niccolò Pericoli detto Tribolo, il giardino, che si distendeva sulla vasta superficie di terreno posta alle spalle del Palazzo, si presenta come una sorta di verde spazio dalle suggestioni arcane. Infatti il giardino della Reggia di Pitti è stato concepito come giardino sapienziale dove si intrecciano allegorie e simboli. Questa vocazione che si continuerà ininterrotta come un sottile filo rosso pur nell'avvicendarsi dei secoli e dei granduchi medicei, caratterizzerà il giardino di Boboli fino alle soglie del XVIII secolo. Nel giardino di Boboli si riflette quella inclinazione per l'alchimia e la scienza ermetica, professata in seno alla famiglia medicea, fino dai tempi del suo patriarca, Cosimo il Vecchio. A Cosimo il Vecchio si deve infatti la riscoperta e la diffusione dei testi attribuiti a Ermete Trismegisto, che a tutt'oggi costituiscono la base della scienza ermetica. Da Firenze la filosofia neoplatonica si diffonderà in tutte le corti italiane.