Nel panorama nazionale di metà Ottocento, il Piemonte rappresentava una delle regioni italiane a maggiore densità associativa. Nel successivo sviluppo, a partire dagli anni Settanta concorse in maniera decisiva la massoneria, ponendo le basi per la nascita di molteplici realtà impegnate in disparati ambiti di azione. Il ruolo primario svolto dalle logge piemontesi, e in particolare quelle torinesi, nell'ambito dei processi di formazione dell'associazionismo laico tra il 1861 e il 1925, sottende a un quadro di grande dinamicità, che vede gli ambienti laicisti e anticlericali avviare un processo di concorrenza nei confronti dell'associazionismo cattolico. Attraverso l'incrocio di un'ampia gamma di fonti, il volume restituisce una dettagliata fotografia dell'universo liberomuratorio piemontese, in termini di numero di affiliati, logge e loro dislocazione sul territorio. L'alta percentuale di massoni presenti nelle società operanti sul versante assistenziale, dell'edilizia popolare, della lotta al pauperismo, dell'istruzione e della difesa dell'infanzia abbandonata, porta lo studio ad analizzare in profondità le principali realtà impegnate in tali ambiti di intervento. Ne emerge un ritratto a tutto tondo, che consente di analizzare sia il ruolo di primo piano ricoperto da alcune personalità di spicco della liberomuratoria torinese, sia il profondo legame tessuto dai sodalizi - e dai loro rappresentanti - con il territorio e le istituzioni cittadine.