Preceduti da una prefazione ironicamente autobiografica, questi "romanzi beffardi" offrono un divertito défilé di "jeunes-France", i giovani romantici del "piccolo Cenacolo" del quale hanno fatto parte Gérard de Nerval e Pétrus Borel, oltre allo stesso Gautier. Dopo avrene guidato e condiviso le sfrenate, giovanilistiche provocazioni anticlassiche e antiborghesi, Gautier prende le distanze dal gruppo per raccontarne, con impareggiabile ironia e umorismo, gli eccessi, la smania di eccentricità, la progressiva alienazione in stereotipi comportamentali. Sfilano, nei sei racconti, le diverse specie di "jeune-France", il byroniano e il medievale, l'artista e l'hoffmaniano, l'appassionato e il viveur. La scena si popola delle figure più disparate, in un vertiginoso gioco di specchi in cui le immagini degli eroi della letteratura europea si confondono con i protagonisti e fanno rivivere il composito panorama artistico del primo '800. Segnata dall'impronta parodico-grottesca e percorsa da una sottile vena malinconica, quest'opera sarà molto apprezzata da Baudelaire che in essa ravviserà i tratti della "beauté du diable", l'affascinante grazia e l'audacia della giovinezza.