«A Catania negli anni Sessanta per i giovani non era facile giocare al calcio. La FIGC organizzava solamente i campionati Allievi e Juniores con giocatori che avevano compiuto già 14 anni. Per ovviare a questa regola tutti i bambini di quartiere, e non, avevano conquistato altri spazi: piazza Cutelli, piazza Bovio, piazza Dante, il marciapiede di via Teatro Massimo, piazza Pietro Lupo, piazza Duca di Genova, piazza Spedini davanti allo stadio, al Grattacielo di via Cimarosa, piazza Lanza, via San Pietro, via Bronte, ma soprattutto nei cortili dei salesiani di via Teatro Greco, alle Salette, al San Francesco di Sales in via Cifali e al Sacro Cuore della Barriera. Poi la novità per i tredicenni (con 50 lire per l'autobus AMT numero 24) fu quella di andare vicino al faro della Playa dove, vicino allo spiazzo del lidi Spampinato e Casabianca, c'era una zona di terra battuta molto ampia. Per le porte bastavano due grandi sassi, per formare le squadre era sufficiente aspettare i ragazzi del Tondicello, che a frotte sciamavano verso il mare. L'unico problema era il pallone di gomma dura. Difficilissimo trovarlo. [...] Ma chi erano i dirigenti e gli allenatori del 1961-'62? Gente appassionata: operai, panettieri, barbieri, orologiai, impiegati, qualche galoppino di uomini politici, qualche salesiano di buona volontà; insomma, chi poteva disporre di qualche banconota di 10 mila lire poteva iscrivere una squadra. Ogni giocatore doveva provvedere a comprarsi le scarpe. Il resto lo metteva la società. [...] Bene, questo è il racconto del libro: un microcosmo del calcio giovanile di quegli anni. Sacrifici, divertimento, vittorie strepitose e sconfitte cocenti, nessuno si lamentava, nessuno si esaltava, nessuno cercava rogne. L'importante era trascorrere una bella giornata con gli amici sotto il sole di una bellissima Catania».