I bambini sono dei concentrati di emozioni che non sono mai a metà, non hanno sfumature né mezze misure. Se amano, amano da morire, se odiano, lo fanno a morte, se tristi, lo sono inconsolabilmente, se felici, urlano dalla gioia. Si dice che il punto di vista dell'infanzia sia per molti aspetti coraggioso e rivoluzionario. Ma questo spesso è il pensiero dell'adulto, che da lontano osserva, senza mettersi davvero in dialogo. Il "come" può diventare il teatro: in quel gioco serissimo che è il teatro, il modo di usare la parola che hanno i bambini trova spazio, ed è uno spazio ardito, pirotecnico, spiazzante. Beatrice Baruffini, in anni di lavoro e di esperienze, ha costruito questo spazio per poterli ascoltare e costruire dialoghi con le loro parole: "i dialoghi dell'infanzia, appunto, che decostruiscono le nostre certezze" come scrive Giovanna Zoboli nella sua introduzione a questo libro. Mentre ascoltiamo le voci dei bambini che parlano a Dio, alla Natura, alla Morte, o dicono la loro sui nonni e sulla scuola o descrivono luoghi con umorismo travolgente, "quella che va in scena è la verità dell'esperienza, con le parole che da questa scaturiscono". E quando, tra confessioni e ragionamenti fuori da ogni schema, il punto di vista dei bambini si confonde con quello degli adulti, si finisce per parlare davvero a tutti, e di tutti.