Il libro, nato dall'esperienza di insegnanti e tutor, vuole affrontare concretamente le difficoltà che i ragazzi incontrano nella comprensione del testo dei problemi. È una riflessione che si sviluppa in un'area poco esplorata, al contine tra lingua e matematica, e parte da una semplice osservazione: come deve essere costruito il testo di un problema? Deve essere costruito in modo da lasciare nell'implicito ciò che lo studente deve colmare grazie alla sua competenza matematica. Invece, a ben guardare, sono molteplici e spesso superflue le cose che il testo di un problema richiede allo studente che lo legge, arrivando a caricare in modo del tutto gratuito la sua memoria di lavoro e rendendo così il compito molto più arduo di quanto dovrebbe essere. Per gli autori di questo libro garantire l'accessibilità al testo del problema significa migliorare la comprensione del quesito per rendere raggiungibile solo l'implicito connesso alle competenze matematiche, limitando il più possibile altri ambigui impliciti, causati da un uso involuto e vago della lingua. Perché, come dice Calvino, "quando le cose non sono semplici, non sono chiare, pretendere la chiarezza, la semplificazione a tutti i costi è faciloneria, [...] cercare di pensare e d'esprimersi con la massima precisione possibile proprio di fronte alle cose più complesse è l'unico atteggiamento onesto e utile". Da questa ricerca nasce il "Vademecum per noi insegnanti" (15 strategie per opporsi al "matematichese").