Secondo R. Barthes, lo haiku non descrive, ma si limita ad immortalare un'apparizione, a fotografare un attimo. Alla maniera della grande poesia antica giapponese, fiorita nel XVII - XVIII secolo e consistente in componimenti brevi di 5-7-5 sillabe privi di titolo, l'autore condensa qui impressioni poetiche nella forma più essenziale e di effetto possibile, come chiamandosi fuori dalle sue stesse poesie, per lasciar parlare, anzi cantare la realtà stessa. Diventa impressionista in maniera fatalmente luminosa, appunto grazie all'essenzialità delle composizioni.