Si pone sotto il segno dell'epica il poco conosciuto esordio letterario di Gabriello Chiabrera, le "Guerre dei Goti" (1582), qui per la prima volta stampate in edizione critica e commentata. Nonostante siano oggetto, da parte del loro autore (ma non da parte degli editori, che le ristampano più volte), di un sostanziale disinvestimento, le Guerre rappresentano bene la posizione assunta dal poeta nel contesto del dibattito coevo sulle forme del poema, all'interno del quale la predilezione per materia storica e per l'unità d'azione rappresentano una vera e propria scelta di campo. Se a ciò si aggiungono la parentela con l'Italia liberata di Trissino (attraverso cui viene spesso filtrato il dialogo con l'epica omerica), gli evidenti debiti narrativi con la Gerusalemme tassiana e la sperimentazione di un sistema stilistico personale si otterrà il profilo di un testo che, misurandosi con aspetti talvolta molto differenti della tradizione, può essere letto, oltre che come opera autonoma, anche come vero e proprio esercizio preliminare ai ben più ponderosi e rilevanti cantieri epici del Firenze e dell'Amedeida e, dunque, come momento chiave della lunga e complessa parabola epica del prolico e talvolta irrequieto savonese.