Fabrizio Veglio, funzionario delle assicurazioni, ci offre in dono il suo "Guerra ai cattivi" per testimoniare una volta per tutte la lotta di liberazione per sconfiggere il mieloma multiplo. Va subito chiarito che Veglio non si è limitato a condurre la battaglia per salvare la sua vita, ma ha combattuto principalmente per salvare l'amore della sua donna, Patrizia, che per lui è paragonabile alla dea Minerva di Giulio Cesare, cioè rappresenta la divinità della sapienza unita a quella della forza combattiva, nonché delle due figlie gemelle, Anna e Francesca - in scrupoloso ordine alfabetico! - che sono le sue muse ispiratrici di bellezza e di gioia di vivere. Il carattere ironico dell'opera è immediatamente manifesto. Ma attenzione: è un'ironia formulata sull'orlo dell'abisso; è la danza dell'equilibrista sul filo sospeso sopra il vuoto traditore che lo può risucchiare. Veglio è perfettamente cosciente, in ogni istante della lunga guerra contro i Cattivi - le cellule cancerogene - che potrebbe perdere la tenzone. Tuttavia, non perde mai il sorriso, e non smette mai di sperare, e non accenna in nessun modo a cedere le armi.