Grand Central Terminal, a New York, è la stazione con più binari al mondo. Un luogo della mente, un riferimento per l'immaginario collettivo. Lo incontriamo nei best seller e nei romanzi di autori esordienti, nei capolavori del cinema e nelle pellicole meno note. Come in un gioco di specchi, libri e film rinviano a una realtà diversa da quella che conosciamo: un portale, che immette nel cuore di un sogno. Ogni parte dell'edificio, inaugurato nel 1913 come struttura erede di Grand Central Depot, nato nel 1871, e di Grand Central Station, nel 1900, oltre a essere un richiamo alla storia e alle storie dell'arte, rimanda a racconti di vite sospese tra la quotidianità e una visione larger than life. È il primo monumento che ha aperto gli occhi agli americani sul problema della tutela dei beni culturali. Grand Central Terminal è una cosa e il suo contrario. È micro e macro: uno dei pochi luoghi di Manhattan dove, date le dimensioni, ci si potrebbe perdere. Il segreto del suo successo? È il viaggio: la chiave di volta per l'irrazionale, l'elemento che muove la mitologia a stelle e strisce, che da un viaggio ha origine e verso l'infinito oltrefrontiera tende e va.