Le tecnologie dell'informazione hanno trasformato ogni aspetto della vita umana, sviluppando con il diritto un rapporto bidirezionale: da un lato, richiedono una disciplina giuridica e, dall'altro, sono destinate a condizionare il modo stesso di 'fare' diritto. La crescente attenzione al rapporto tra efficienza ed evoluzione tecnologica coinvolge, inevitabilmente, anche il settore della giustizia. La digitalizzazione interseca il processo (giurisdizionale) su diversi piani (lavoro, organizzazione, procedure, decisioni), incontrando numerosi ostacoli di ordine giuridico, culturale e materiale: alcuni sono il prodotto di una fisiologica resistenza al cambiamento (in buona parte ingiustificata e, quindi, superabile), altri, invece, derivano dall'irrinunciabile confronto con i principi fondamentali che sono costitutivi dell'idea stessa di Stato di diritto. Assumendo primariamente la prospettiva del diritto costituzionale, l'Autore indaga le tre dimensioni dell'integrazione del digitale nella giurisdizione (il "processo dematerializzato", il "processo fuori dal processo" e il "futuro nel processo"), confrontandosi con i problemi del processo telematico, delle Online Dispute Resolutions (ODR) e dell'impiego delle Intelligenze Artificiali soprattutto a fini predittivi, mettendo in evidenza i rischi e i benefici dell'evoluzione tecnologica rispetto alla tutela giurisdizionale dei diritti.