Il saggio "Giustiniano Lebano. Un massone alle falde del Vesuvio", dei giornalisti Angelandrea Casale e Carlo Avvisati, ripercorre con dati di fatto la vita di uno dei massimi esponenti della Massoneria italiana e internazionale, vissuto a cavallo tra l'Ottocento e il primissimo Novecento, tra Napoli e l'area vesuviana, oltre che all'estero, dove fu costretto a riparare per sfuggire alla gendarmeria borbonica. Articolando il pamphlet con elementi del tutto nuovi e incentrati sul polimorfismo scientifico - culturale - esoterico di un personaggio fuori dal comune, gli autori offrono a chi legge una serie di spunti con i quali tratteggiare con cura il profilo di Lebano patriota: con Alexandre Dumas e la di lui amante, Emile Cordier, Lebano portò una goletta carica di armi e munizioni a Garibaldi, attestato in Sicilia, dopo lo sbarco; o politico esoterista di caratura internazionale: amico di Carlo Pisacane, Eliphas Levi, dell'abate Gradilone; ebbe contatti con i pensatori politici quali i fratelli Bedarride, Nicola Giuseppe Spedalieri, Charles Nodier, tra gli altri. Altro aspetto del saggio è la vasta bibliografia ancorché non esaustiva - utilizzata e descritta, a corredo del testo.