Fin dall'inizio mons. Casale non ha fatto mistero di volere essere un pastore presente e dialogante, aperto verso il mondo contemporaneo e impegnato a fare della chiesa un testimone credibile in ambito sociale. Nei primi anni animò un dinamico clima, scandito da riforme e realizzazioni. La sua esperienza di giornalista lo convinse della necessità di rivedere veste e contenuti del Bollettino diocesano trasformandolo in una rivista con la quale contribuire a far nascere un nuovo umanesimo cristiano da contrapporre alle fallimentari prospettive di quello ateo e proporre un modello culturale adeguato alle esigenze dell'uomo di oggi. Non ebbe remore nel denunciare i limiti di un clero impegnato più a costruire edifici e proporre ritualità poco attente ai contenuti. Da qui la sua costante attenzione per l'animazione culturale sollecitando una promozione legata ai temi ecclesiali, ardua scommessa che dovette confrontarsi con ostacoli strutturali e una pervicace mentalità.