Dalla pittura controriformata all'arrivo del Barocco, Giulio Cesare e Francesco Bedeschini - membri di una famiglia che approdò alle pendici del Gran Sasso al seguito di Margherita d'Austria - determinarono gli sviluppi artistici dell'Aquila del Seicento. Il catalogo della mostra organizzata dal Museo Nazionale d'Abruzzo con l'Università dell'Aquila e la Fondazione Carispaq è dedicato alla ricostruzione dell'intero corpus grafico dei due Bedeschini, ma anche allo studio dei contesti e delle relazioni dell'ambiente abruzzese con Firenze e Roma. Si è riflettuto sul rapporto tra disegno e opera compiuta, si sono sottolineate le peculiarità tecniche e stilistiche dei disegni di padre e figlio, dalla singolare tecnica del "cut & paste" riscontrabile nel processo creativo di Giulio Cesare (i cui fogli sono spesso costituiti da diversi pezzi di carta incollati insieme, smontabili e sostituibili a piacimento), appresa probabilmente nella bottega di Lodovico Cardi detto il Cigoli, alla versatilità di Francesco, vero e proprio padre del Barocco aquilano, artista seicentesco nel senso pieno del termine, inventor di mobili, camini, lettiere, maioliche e vestiti, ma anche e soprattutto progettista di decorazioni in pietra, stucco e legno, messe in pratica per "ammodernare" ogni singola chiesa e palazzo della città.