"Ci sono le regole e poi c'è quello che è giusto". In queste parole c'è tutta Paolina Ventiquattrore, eroina in proprio al di fuori di ogni legge. Dopo "Su il sipario si muore", romanzo di esordio, in "Giù nel profondo buio" Paolina continua nella sua opera demolitrice di pessimi soggetti che riesce sempre a rendere inoffensivi nell'arco di un giorno. Poco importa se poi crepano. Capita. E, come dice lei, "in fondo è la morte che rende unica la vita". Insofferente alle divise e all'ordine precostituito, Paolina Ventiquattrore, investigattrice con due t, affronta i casi, li risolve, commina le pene ed esegue le sentenze. Poi si scarica sessualmente con suo marito Antonio. Il tutto nell'arco massimo di ventiquattr'ore, in cui deve anche rispettare i propri impegni di attrice teatrale e cinematografica. Siamo nel 1910, le irresistibili, divertenti, incredibili, strabilianti, strafottenti avventure di Paolina e dei suoi comprimari, reali antenati dell'autore, hanno il sapore di un secolo ancora sorridente, ignaro dei mostruosi conflitti che verranno, pronto a scommettere su un futuro che non manterrà le promesse.