A Milano, negli anni Cinquanta, la scuola dei gesuiti selezionava la classe dirigente del futuro. Felice Accame, metodologo del linguaggio e scrupoloso conservatore di memorie, analizza le pagine di «Giovinezza nostra», ovvero della rivista con la quale l'istituzione cementava il proprio rapporto con le facoltose famiglie degli alunni. Ne viene fuori il dipanarsi di almeno due interrogativi: da una parte, la compatibilità della poesia - e delle arti in genere - con il piano formativo dei seguaci di Ignazio di Loyola e, dall'altra, il ruolo del protagonista stesso della vicenda. Con quel suo cadaverino nell'armadio che, forse per pudore, implica un libro dove alcune pagine sono "ancora da tagliare" per volontà dell'autore.