Giovanni Enriques (1905-1990) nacque a Bologna in una famiglia
borghese (il padre, Federigo, era un celebre matematico).
Si laureò in Ingegneria a Roma, dove divenne amico dei «ragazzi
di via Panisperna» (Fermi, Rasetti, Segrè, Amaldi, Pontecorvo,
ecc.).
Nel 1930 fu assunto da Camillo e Adriano Olivetti nella fabbrica
omonima e dopo sei anni ottenne l'incarico di direttore per
l'Estero. A parte i viaggi di lavoro, durante la guerra visse a
Ivrea, circolando con documenti falsi di «arianizzazione» (Enriques
era di origine ebraica) e partecipando alla Resistenza
come esponente del Partito liberale. Assieme ad altri due alti
dirigenti, salvò l'Olivetti dallo smantellamento, ormai deciso dai
tedeschi. Nominato nel dopoguerra direttore generale, rimase
all'Olivetti fi no al 1953, quando diede le dimissioni per divergenze
manageriali con Adriano.
Uomo di vastissime relazioni, dopo l'Olivetti sarà direttore
dell'Ipsoa (Istituto Post-Universitario per lo Studio dell'Organizzazione
Aziendale) e consulente dell'Imi nel settore turistico,
ma soprattutto imprenditore in proprio grazie a due società
avute in eredità da uno zio: la fabbrica di penne Aurora e la
Zanichelli. Per vent'anni si dedicherà in particolare alla casa
editrice bolognese, dandole un assetto moderno, e rilanciandone
la vocazione scientifi ca e didattica.