Come interpretare il giallo? Colore chiaro, caldo, luminoso, oppure elusivo, malsano, traditore? Il limitato interesse che suscita nella vita quotidiana dura da almeno cinque secoli, benché abbia goduto in passato di un notevole prestigio. Colore della luce e della ricchezza per gli Antichi, di grande importanza religiosa per i Greci e i Romani, simbolo dell'oro e dell'immortalità per Celti e Germani, non è caduto in disgrazia fino al Medioevo. È in quell'epoca che in contrapposizione al giallo felice dell'oro, del miele e del grano, del potere e dell'abbondanza si fa strada il giallo demoniaco della falsità, della malattia e della follia. Anche nella cultura materiale il giallo perde importanza: lo disprezzano la Riforma protestante, la Controriforma cattolica e la borghesia ottocentesca. Benché la scienza lo annoveri fra i colori primari, non riesce a ritrovare il suo prestigio. L'ambivalenza simbolica sopravvive ai nostri giorni. Un giallo che tende al verde ci appare sgradito o minaccioso, forse addirittura tossico. Tutto l'opposto di quando si avvicina all'arancio e diviene allegro, sano e vivificante. Dopo i volumi riguardanti il blu, il nero, il verde e il rosso - Giallo continua il lavoro che Michel Pastoureau ha dedicato negli ultimi vent'anni alla storia sociale e culturale del colore.