Il libro su Scirea è un attestato di lode al grande uomo innanzitutto e inevitabilmente al grande sportivo che, nella sua breve esistenza, Gaetano Scirea è stato. Lungi dall'essere un necrologio, la biografia si integra con svariate interviste che rappresentano una testimonianza prospettica interessante di chi lo ha preceduto alla Juventus (come Sandro Salvadore) e di chi, come altri, ha avuto il piacere e l'onore di giocare in squadra con lui oppure (come Franco Baresi) lo ha sfidato per un posto come titolare in Nazionale e per ovvi interessi di club di appartenenza. Per chi lo ha conosciuto attraverso gli schermi di un televisore, o tramite la cronaca radiofonica di Ameri, Ciotti e compagnia cantante, ovvero grazie ai resoconti della carta stampata, o ancora per coloro i quali (e Andrea Randighieri è uno di questi) è stato possibile avvicinarlo e parlargli a quattr'occhi era inevitabile notarne e sottolinearne la grande statura umana e atletica. Silente ma fattivo, Scirea deteneva uno speciale magnetismo e in virtù di esso catalizzava fatalmente le attenzioni di tutti, giornalisti e addetti ai lavori inclusi. In un mondo ormai scevro di valori come il contegno, la compostezza e la sobrietà, Gaetano Scirea costituisce una ferma ancora a cui aggrapparsi nei momenti di tormenta e di abulia etica e valoriale. A 35 anni esatti dalla sua scomparsa, quest'opera intende essere un giusto tributo a chi, come lui, ha saputo coniugare impegno, correttezza e successo, senza deviare da nessuno di questi ingredienti che a Scirea sono valsi la ricetta vincente per imprimersi stabilmente nella memoria di molti, anzi moltissimi appassionati di pallone, a prescindere da ovvie partigianerie e triti campanilismi.
