Don Domenico Pascarella determina le sorti dei suoi figli come un pater dell'antica Roma, sorretto nella sua azione educativa da un ferreo codice di leggi. Concede loro assai poco: le sue esibizioni canore domenicali e, una volta all'anno, il teatro San Carlo. Con un atteggiamento paranoideo, chiude le porte della casa-fortino di via Concordia al "mondo ostile". Per lui la famiglia resta l'unica sede dei valori. La missione di don Domenico si rivela però impossibile e Werfel sembra dire che non si può vivere isolati, senza scegliere da che parte stare, perché i regimi totalitari puniscono anche chi si astiene dalla partecipazione politica.