Francesco Malaguzzi Valeri è stato, tra la fine dell'Ottocento e il primo quarto del Novecento, uno dei protagonisti nello studio, la tutela e la salvaguardia del patrimonio artistico italiano. Attivo presso l'Archivio di Stato di Milano e nella Pinacoteca di Brera, si trasferì successivamente a Bologna, dove diresse la Regia Pinacoteca e dove fu Soprintendente alle Gallerie di Bologna e della Romagna.
Il volume raccoglie gli atti del convegno di studi Francesco Malaguzzi Valeri (1867-1928) tra storiografia artistica, museo e tutela, che si è tenuto tra Milano e Bologna dal 19 al 21 ottobre 2011, con il patrocinio della "Società Italiana di Storia della Critica d'Arte". La maggior parte delle voci che hanno animato le giornate milanesi e bolognesi sono rifluite con ulteriori approfondimenti e argomentazioni in questi atti, che ripercorrono passo dopo passo la carriera di Malaguzzi Valeri cercando di comprendere i diversi contesti di riferimento e i parallelismi, se non le interazioni, con il panorama italiano ed europeo. Dalla formazione tra Reggio Emilia e Bologna, che subito identifica e valorizza la sua indole di archivista votato alla ricostruzione storica di opere e monumenti, si giunge al fortunato approdo milanese, che lo vede prima all'Archivio di Stato (1899) e poi alla Pinacoteca di Brera (1903), introdotto e protetto da personalità come Ippolito Malaguzzi Valeri e Corrado Ricci. È soprattutto la sua instancabile attività di ricercatore di documenti a favorirgli la conoscenza dei principali attori della scena milanese, come Luca Beltrami, Gustavo Frizzoni, Guido Cagnola, Giovan Battista Vittadini. La sua particolare sensibilità editoriale, oltre a facilitargli la pubblicazione di numerose monografie, lo rende rapidamente protagonista della rivista "Rassegna d'Arte", organo ufficiale di quel contesto milanese. Facilitato dalle mansioni di ispettore, prima a Milano e poi a Bologna, e sempre supportato dalle ricerche d'archivio, Malaguzzi Valeri ha ampliato in misura straordinaria la conoscenza di monumenti e opere distanti dai grandi centri. Accanto alla sensibilità e all'acume spesi nei confronti delle arti applicate, è la conoscenza del patrimonio diffuso sul territorio il lascito più significativo dei suoi studi e della sua attività.