Dopo l'ampio respiro di un libro come "Piazze di sogni incarnati", Maria Carla Baroni riappare con una tappa sostanziosa del suo nuovo lavoro, un lavoro in corso, ma con la specificità interna di già evidenti caratteri. In primo luogo la capacità di far coesistere, sia pure in fitta alternanza, un registro improntato a una dimensione di meditazione esistenziale con una forte apertura a una poesia che potremmo definire di impegno civile, se non espressamente politico. Ma tutto questo realizzato grazie a una linearità essenziale di scrittura, a un tono di controllata attenzione antiretorica al dettaglio. Ed ecco che allora Baroni ci conduce con sobrietà espressiva in territori vari, in senso geografico ed epocale, oltre che legato alla propria personale esperienza: dall'Africa alla sua Milano, dal rapporto del soggetto lirico col reale anche quotidiano al suo contrasto con le dinamiche anche feroci della nostra condizione storicamente vissuta. Un percorso, insomma, di generosa tensione e ininterrotta, lottante apertura. Una tappa già ben realizzata nella previsione di un futuro espressivo di sicuramente nitida efficacia.