La prima, singolare evidenza di Fly mode è la voce narrante: a parlare è un drone, strumento in grado di portarci umanità e distruzione. La seconda riguarda l'ampiezza del lessico, dove l'ipertecnicismo e il colloquiale si intrecciano, la citazione erudita si alterna all'espressione infantile. Stupisce infine, quasi commuove, l'imprevedibile traiettoria del volo di Bernardo Pacini, che inizia con uno sguardo panoramico sul mondo - Aleppo, Firenze, Stati Uniti -, per terminare con un'esperienza delle più intime, l'accudimento di un nonno.