Poco prima di Natale Bo perde sua madre, investita da un autobus e dal flusso del tempo. Vent'anni dopo Brandon perde il lavoro, perché il giornale per cui scrive deve proteggere il flusso di cassa, dopodiché viene avvicinato da un uomo che gli offre un lavoro e un appartamento; l'azienda si chiama Flux, e giura di aver realizzato una batteria che non si scarica mai. Passano altri vent'anni e Blue, che può parlare solo con l'aiuto di un dispositivo elettronico, torna nella sede abbandonata di Flux per cercare risposte sul proprio passato. Magari la misteriosa compagnia non ha inventato una batteria infinita, ma di sicuro ha trovato il modo di infrangere il flusso del tempo come uno specchio, nelle cui schegge, forse, c'è la madre di Bo, ancora viva. Tra fantascienza e dramma, un'ambiziosa metafora sentimentale sull'unidirezionalità del tempo, che può incrinare anche il più sincero dei legami, facendo sorgere il desiderio di una scappatoia fantastica, di un flusso di energia senza fine da usare per tornare in un passato ideale in cui però non c'è più nessuno, se non un implacabile silenzio.