«Flussi, abbandoni e transiti» è un'etnografia di alcune aree del Materano - in particolar modo di Accettura e Grassano - sulle retoriche con cui si guarda al declino demografico cercando di decostruire in primis la parola "spopolamento", indagando la sua invenzione culturale attraverso lo studio di forme di memoria locale e immaginario vernacolare. Nel testo particolare rilevanza assumono le rappresentazioni su cui vengono fatte filtrare le narrazioni, messe in filigrana dal mondo delle immagini e degli oggetti che costituiscono le trame su cui si posano lo sguardo e l'udito. La monografia dà particolare importanza alla visualità come pratica, come processo e strumento che ha permesso di esplorare le auto ed etero rappresentazioni locali, nel tentativo di decostruire convenzioni e immaginari per ragionare criticamente su luoghi, stereotipie, paesaggi interni, orizzonti, discontinuità, idiosincrasie di potere e ritualità unendo prospettive diacroniche e sincroniche.