Mentre milioni di persone lo seguivano in diretta, il 20 luglio 1969 Neil Armstrong mise piede sulla Luna, compiendo quello che lui stesso definì un piccolo passo per un uomo, un grande passo per l'umanità. Ma non si trattò di una missione priva di rischi - c'erano moltissimi fattori non prevedibili e tutto doveva giocarsi in tempi definiti puntualmente e molto stretti - né fu un caso che sia stato proprio Armstrong a portarla a termine. Come raccontato da James Hansen in questo libro, Neil Armstrong è stato uno di quegli eroi moderni che potevano nascere solo negli Stati Uniti. Classe media, con un padre duro, fin da piccolo si appassionò alla meccanica degli aerei e presto venne arruolato come pilota nella guerra di Corea, dove partecipò a numerose missioni. Al ritorno in patria entrò nella NASA, ma la sua vita privata non fu facile perché proprio in quegli anni perse una figlia. Lui non si arrese, e fu proprio il suo mix unico di passione ingegneristica per il volo, serietà, intransigenza e dedizione a fargli meritare il ruolo di comandante della missione Apollo 11 e a permettergli di realizzare il grande sogno della missione sulla Luna.