"Come si evince dal sottotitolo di questo libello, il suo bersaglio polemico è costituito dal discorso pedagogico nella curvatura dogmatica e manichea che lo caratterizza ai nostri giorni. Giocando sulla divaricazione tra "tradizione" e "innovazione", "autorità" e "non direttività", "insegnamento" e "apprendimento" come se si trattasse di opposizioni ovvie e naturali, viene tolto ogni spazio intermedio in cui rintracciare il possibile varco verso il nucleo essenziale dell'istituzione scolastica. In questo senso, il libro si presenta come una difesa della scuola e dei saperi che essa avrebbe il compito di dispensare, occultati dietro le sue "finzioni" postmoderne".