Lasciarsi prendere per mano da un piccolo corpus di lettere vergate centocinquant'anni fa può significare l'inizio di un viaggio remoto e inatteso. Il pennino graffia rapido la carta fino all'ultima stilla d'inchiostro e squarcia piccoli universi di un'umanità dai colori vividi, in stato di perenne agitazione e capace di scarti improvvisi di felicità e di sconforto; parla al lettore di modernità, con una nuova percezione del tempo dettata dall'invenzione del telegrafo, sullo sfondo del rumore ormai antico di carrozze ancora al traino. Le lettere raccolte in questo epistolario, che coprono un lasso temporale dal 1863 al 1901, intrecciano infatti la vicenda personale e artistica del compositore Filippo Marchetti (Bolognola, 1831-Roma, 1902), tra i protagonisti più interessanti del panorama musicale del secondo Ottocento italiano, con gli accadimenti storici che il musicista si è trovato a vivere spesso in presa diretta: dalle conseguenze politiche della Terza Guerra d'Indipendenza (che a Roma condusse alla costituzione del Comitato Romano pel Consorzio Nazionale, di cui lo stesso Marchetti era un esponente), all'attentato di Monza al Re Umberto I di Savoia, alla morte di Giuseppe Verdi. L'inedito epistolario regala innumerevoli spunti e istantanee sulla frenetica attività musicale dell'epoca, ma invita anche alla riflessione e sollecita comparazioni a vari livelli con la nostra contemporaneità.