Gabriele Garofalo vive la composizione di versi come esperienza di viaggio, che conduce lungo i recessi dell'io, per poi risalire e nuovamente accompagnare verso fondali oceanici, dai quali, ancora una volta si risale, per affidarsi all'incanto della scrittura, che possa essere custode e "messaggera". I versi dell'autore sanno essere stupore e smarrimento, lacrima e sorriso secondo la visione pascoliana, possono lasciare attoniti e sconvolgere oppure rendersi sbigottimento della mente e del cuore. In ogni caso intendono arrivare con quel garbo che è anche il tratto che contraddistingue il profilo umano di chi li compone. Angela Gualtieri docente di Lettere, Latino e Greco.