Il titolo del poema di Giuseppe Ruggeri, Figli del vento, suscita nella mente del lettore l'eco di richiamo ai poemetti di Giovanni Pascoli, precisamente alla poesia Il libro, il cui celeberrimo incipit suona Sopra il leggio di quercia è nell'altana, / aperto, il libro. E il vento ne sfoglia le pagine, dalla prima all'ultima e di converso dall'ultima alla prima, incessantemente. Potenza e inanità della scrittura sono messe a confronto con l'azione sospesa tra casualità e causalità svolta dalla natura, dallo pneuma divino che soffia sopra la storia di gloria e di follia che l'uomo compie nella brevissima frazione di tempo in cui gli è dato di esistere e di acquisire consapevolezza della durabilità indeterminata dell'essenza, a cui anch'egli appartiene, ma che lo sovrasta in modo incomparabilmente superiore.