Sardo d'origine, siciliano per fama, romano d'adozione: Tiberio Murgia è stato tutto questo e molto, molto altro ancora. Giovane dirigente comunista nell'Italia del Dopoguerra, sciupafemmine impenitente, minatore a Marcinelle, lavapiatti e infine, dall'incontro con Monicelli, attore di clamoroso successo nella Roma della dolce vita. Soprattutto, però, quella di Tiberio Murgia è una storia esemplare dell'Italia del Novecento. Va a scavare la più inquietante e affascinante contraddizione del teatro, quella tra uomo e maschera. Nell'impazzimento dell'identità nazionale, nel periodo illusorio del boom economico, è la storia di un uomo che nega la sua identità e ne accetta un'altra; un racconto fugace di come erano gli anni Cinquanta, Sessanta e Settanta nel nostro Paese.