Ferentino, amena città frusinate di 21.000 abitanti, dolcemente adagiata sulle pendici meridionali di un colle del Subappennino centrale, sembra sorgere dalla pietra. La città moderna si fonda su quella antica: da essa prende la forma attuale e, anche nelle inevitabili varianti che si sono stratificate nei secoli, manifesta la straordinaria capacità degli antichi costruttori di adattare e rinnovare le strutture urbane in funzione dell'orografia e delle diverse contingenze storiche, economiche e culturali. La millenaria storia della città si può dunque leggere nella vita delle sue pietre: la poderosa cerchia muraria che la fiancheggia per quasi 2500 metri è composta da enormi blocchi calcarei incastrati tra di loro senza malta cementizia, così mirabili da far pensare che siano stati messi in opera dai mitici Ciclopi e dai leggendari Pelasgi. Ma è l'intera fondazione di Ferentino a essere avvolta dalla leggenda: si narra di Saturno, che, scacciato dall'Olimpo, si rifugiò nelle regioni del Lazio e nella ubertosa Ferentino, ai cui abitanti, per debito di riconoscenza, insegnò l'arte di coltivare i campi e la civiltà. Non è un caso, dunque, se per descrivere la città valgono ancora le parole di un grande poeta romano, Orazio, che così si rivolgeva all'amico Sceva: «Se a te piace la vita tranquilla e il sonno protratto a giorno pieno, se ti seccano polvere e frastuono di ruote e le osterie, ti consiglierei di andare a Ferentino: infatti non solo ai ricchi è consentito godere del sole...