A 145 anni dalla nascita di Felice Carena (1879-1966), questa monografia rappresenta un omaggio a uno degli artisti più importanti e meno conosciuti del Novecento storico. Oltre cento opere provenienti da importanti collezioni pubbliche e private delle città in cui il pittore visse e lavorò (Torino, Roma, Firenze e infine Venezia) illustrano la parabola artistica di Carena che attraversa la prima metà del XX secolo con sperimentazioni sempre nuove, che spaziano dal simbolismo all'espressionismo, in una continua ricerca di dialogo con la tradizione classica e rinascimentale. La ricerca e i passaggi sperimentali di Carena hanno attraversato le principali stagioni dell'arte del suo tempo, senza rinunciare mai alla coerenza e alla linearità di un percorso personale che, pur attento e sensibile alle grandi novità dell'epoca, resisteva alla suggestione di strappi e avventure. Conclusa la fase simbolista, la sua pittura si era orientata dapprima verso una rilettura del sintetismo postimpressionista, con echi di Courbet e di Gauguin, poi verso una figurazione monumentale con rimandi alla pittura del Cinquecento veneto. Secessionista e realista, non conobbe sbilanciamenti o cedimenti, fino all'espressionismo europeo. Osannato in vita e accantonato nel secondo dopoguerra - nonostante la sua sperimentazione artistica sia continuata fino all'ultimo, senza conoscere soste o fasi ripetitive - Carena trascorse gli ultimi vent'anni a Venezia in un ritiro quasi monastico, sottraendosi alla luce della ribalta che l'aveva visto protagonista nei decenni precedenti. Curata da Luca Massimo Barbero, Virginia Baradel, Luigi Cavallo, Elena Pontiggia e pubblicata a corredo dell'antologica alle Gallerie d'Italia - Milano, la monografia intende restituire il pieno riconoscimento nella storia dell'arte alla vita e all'opera di questo importante protagonista del Novecento italiano.