Questa è la storia di Leo ed Enzo, i lobbisti più cazzoni della capitale. La loro vicenda è piccolo, sarcastico, irriverente spaccato sulla società romana: il palazzo, i sottobraccisti, le pressioni dei gruppi di interesse, il sesso e la vita notturna. «Ho voglia di uscire stasera, di svagarmi un po'... passeggiate, sigarette, solito bar, whiskey torbato e mezz'oretta di jazz al club che frequento da anni. Questa sera il maestro WhiteLight alla chitarra sta proponendo un disco di Miles Davis in chiave blues. Nonostante tutto stia filando liscio, al terzo bicchiere di Ardbeg il lavoro riaffiora prepotente nelle sinapsi cerebrali e porta a galla ricordi, emozioni, odori, déjà vu, situazioni passate che mi distraggono e mi cambiano l'umore. È sempre così nel mio dannato settore. Di cosa mi occupo? Sono un avvocato per organizzazioni private, ma non frequento mai i tribunali: il mio ambiente è la politica. Perché? Sono un lobbista. In cosa consiste il mio compito? Faccio cose, vedo gente...»