Marina Dora Moretti, nel suo singolare testo argomentativo, propone il gioco di ruolo come valido sostegno e apporto all'attività didattica. Punta l'attenzione sullo sviluppo delle potenzialità del bambino con l'ausilio del gioco, della finzione. Immergersi in una storia e indossare il ruolo di un personaggio qualsiasi incentiva la creatività e offre inoltre al bambino la possibilità di agire in autonomia ed effettuare scelte che potranno essere determinanti per lo sviluppo della vicenda. Rapportati all'insegnamento, gioco e didattica, nell'epoca moderna, da sempre hanno camminato su binari paralleli ma per certi versi non si sono mai fusi l'uno nell'altra, ed è proprio da qui che parte l'innovazione: nel GDR la didattica è onnipresente, si integra perfettamente al gioco, offre spunti di riflessione. Questo testo nasce soprattutto per gli addetti ai lavori, per gli educatori che ogni giorno cercano di studiare strategie alternative alla piatta e monotona lezione frontale, ma anche per testimoniare che insegnare in un modo differente è possibile, i mezzi esistono. "Facciamo che io ero un druido" può essere considerato un valido ausilio e una novità nel campo della letteratura per docenti e un ottimo approfondimento metodologico per l'insegnamento nelle scuole di primo e secondo grado.