L'avvento della genetica e delle sue applicazioni è forse la rivoluzione medica e sociale più profonda lasciataci in eredità dal Novecento. I test diagnostici, le modificazioni del genoma di intere generazioni, la possibilità non solo di curare gli individui ma di potenziare le capacità umane sono solo la superficie di un mutamento che ha radici storiche lontane e che investe tanto la comprensione di noi stessi e del nostro linguaggio quanto un numero sempre maggiore di pratiche quotidiane. Nel libro vengono affrontati i profili rispettivamente storico, concettuale e pratico di questo cambiamento in atto a più livelli. Nella prima parte, le radici del movimento eugenetico vengono ricostruite attraverso gli intrecci con la demografia di Malthus, la psichiatria di Morel e le tesi di Spencer e Huxley. Nella seconda parte, si mettono a fuoco i principali problemi teorici sollevati dalla genetica: la nozione di beneficenza, l'idea di libertà e quelle di giustizia e responsabilità. Nella terza parte, si affrontano le più note pratiche già operanti nella medicina contemporanea: i test diagnostici, le biobanche e la farmacogenetica. Il quadro complessivo che si profila è quello di una sfida culturale che l'etica pubblica non può sottovalutare.