Le arti hanno sempre portato il mondo dei fatti verso un altrove. La parola poetica è sempre stata una forma di superamento dei confini utilitaristici della vita comune. Fin dall'origine l'umanità ha utilizzato le invenzioni simboliche (parole, immagini, segni) per comunicare, e insieme ha affidato loro il compito di aprire verso dimensioni non totalmente governabili e conoscibili. Tecnologia e vertigine, immanenza e ulteriorità. Padronanza del mondo e abbandono a un oltre. Qui si indaga questo doppio movimento, in cui ogni oltrepassamento si serve della materialità di un'esistenza contingente. Non si dà potenza letteraria se non a partire dall'esistenza, in carne e ossa, di un autore e delle sue immagini. Non si dà possibilità di estasi se non nella materia vivente, nella quotidianità di una forma di vita. In questo libro i due autori diventano uno, facendo esperienza del trasporto della parola dall'io all'altro, dalla padronanza di un soggetto pensante all'abbandono al pensiero altro di un altro. Oltre l'idea dell'identità autoriale, il pensiero fluisce nell'estasi, in un fuori che ci contiene e ci esclude, ci accoglie e ci inghiotte.