La coesistenza di diverse tradizioni teorico-cliniche caratterizza l'epoca del pluralismo in psicoanalisi. In questo nuovo contesto, la complessità intra e inter-disciplinare dei concetti richiede un radicale ripensamento degli strumenti di lavoro dello psicoanalista. Mentre per lungo tempo l'interpretazione è stata la punta di diamante dell'intervento terapeutico, oggi essa viene riconsiderata grazie alla decostruzione/ricostruzione dei fattori terapeutici (specifici e non specifici, interpretativi e non interpretativi) all'opera nel processo trasformativo. L'interpretazione "classica", che mirava al disvelamento di verità nascoste, viene dunque intesa in una prospettiva più flessibile e multidimensionale che consente di esportare le conoscenze della psicoanalisi nel lavoro con i pazienti gravi, nel lavoro di gruppo, nella pratica clinica delle istituzioni psichiatriche. In questa prospettiva, giocano un ruolo cruciale quelli che abbiamo chiamato "esercizi di visionino": ipotesi provvisorie e concettualmente eterogenee che mirano a sviluppare la capacità dei singoli e dei gruppi di generare rappresentazioni perspicue dei fenomeni con i quali di volta in volta i clinici si confrontano.