Jonas Lyrer ha vent'anni e ama le piante più dei suoi simili. Le piante almeno non sono depresse e nevrotiche e non lo bullizzano perché assomiglia a una specie di strano Dioniso boschivo. Colpa (o merito) del bisnonno Hasso, insigne botanico che esplorò il Borneo e creò i più antichi vivai di Bergamo, per poi scomparire una notte di pioggia del 1945 senza essere più ritrovato. Nella decadente villa di famiglia, la Drys, Jonas vive insieme al padre semialcolizzato e alla zia svitata e intanto cerca di venire a patti con la sua vita e il suo futuro. Se ci sarà un futuro, dato che siamo nel bel mezzo di una pandemia e non si può nemmeno uscire di casa. Così, per ingannare la noia e non impazzire, Jonas racconta in lunghe lettere alla sua amica Stella, un'attivista di FFF conosciuta a Davos l'anno prima, la storia di Hasso, sperando che la trovi abbastanza interessante da trasformarla in un romanzo solarpunk. Perché se c'era un tipo da romanzo era proprio il bisnonno. Mentre il mondo si mette in pausa e Jonas prova invece, per la prima volta, a mettersi in gioco, la vita della famiglia Lyrer scorre sulle pagine attraverso le vicende tragiche ed esaltanti del nostro Paese.