Fino a che punto, in una relazione di coppia, ci si può spingere nell'irresistibile avventura di fondersi con l'Altro? Stendhal, in "De l'Amour", paragona l'amore a un fiore delizioso, ma dice che bisogna avere il coraggio di andare a coglierlo sull'orlo di un precipizio. Questa immagine si adatta molto ai desideri e alle scelte dei protagonisti del romanzo. Da un lato, Enrico, lo scrittore di successo, dall'altro Gloria, una ragazza americana, che lavora a Roma come attrice in film mitologici scadenti. Enrico è attratto, oltre che dalla sfolgorante bellezza di Gloria, dalla sua anima, nella quale intravvede, dietro l'apparente superficialità, un angoscioso senso di vuoto, che vorrebbe alleviare e colmare. La loro relazione diventerà una sorta di lotta, da parte di Enrico, per raggiungere la completa fusione ("noi siamo una sola carne e una sola anima") e, da parte di Gloria, per superare la paura di perdere, in questa fusione totale, la propria identità. Il finale, imprevedibile, illumina retrospettivamente il senso della loro vicenda.